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Flora Marina
La flora marina dell’AMP, è rappresentata da una grande varietà di specie di alghe e dalle vaste praterie della pianta marina, Posidonia oceanica.
Tra le specie algali presenti nell’area marina protetta, possiamo evidenziare la presenza del genere Cystoseira come comunità dominante della frangia meso- e infralitorale.
Alga bruna ben strutturata dell'ordine delle Fucales riveste un ruolo importante nel sistema ecologico marino-costiero mediterraneo, tanto da essersi guadagnata l'appellativo di “ecosystem engineer”, cioè costruttore di ecosistemi. Rappresenta un habitat ideale per diverse specie aumentando la biodiversità marina negli ambienti rocciosi costieri. Crea fitte foreste sommerse in miniatura che si possono estendere anche per centinaia di metri lungo le coste mediterranee. L’ecosistema complesso che si forma è in grado di dare ospitalità e rifugio a numerosi altri organismi, tra cui molte specie ittiche commercialmente importanti, oltre a produrre ossigeno, sequestrando CO2 dall’ambiente, e a fornire protezione alla costa dall’idrodinamismo. Sfortunatamente questo tipo di habitat, così prezioso sotto molti aspetti, è in forte regressione a causa dell’intenso impatto antropico a cui è sottoposto. I principali fattori che stanno mettendo a rischio le foreste sommerse di Cystoseira sono l’urbanizzazione, l’inquinamento, la sedimentazione, l’introduzione accidentale di specie non native del mar Mediterraneo e i cambiamenti climatici. Queste alghe per svilupparsi al meglio hanno quindi bisogno di acque limpide e pulite con un elevato grado di idrodinamismo. L’alta sensibilità alle attività antropiche le rende ottimi indicatori della qualità delle acque. Il genere Cystoseira è infatti protetto dalla Convenzione di Barcellona per la protezione dell’ambiente marino.
La Posidonia oceanica non è un'alga, ma una pianta superiore che si è adattata a vivere sui fondali marini circa 120 milioni di anni fa. È dotata di radici, fusto, detto rizoma, e lunghe foglie a forma di nastro. I fiori sono gli organi per la riproduzione sessuale dai quali si sviluppano i frutti, le “olive di mare”: quando il frutto marcisce libera il seme che, in presenza di condizioni ottimali, darà origine ad una nuova piantina. Endemica del Mar Mediterraneo, la posidonia forma delle praterie sommerse, uno degli habitat più importanti del Mare Nostrum (Habitat prioritario 1120*: Praterie di Posidonia oceanica, Direttiva 92/43/CEE “Habitat”).
La posidonia può colonizzare sia il substrato sabbioso che quello roccioso; quando si insedia sulla sabbia è in grado di costruire la cosiddetta matte, struttura composta da un fitto intreccio, in prevalenza di vecchie radici e rizomi, capaci di trattenere il sedimento sabbioso e ostacolare l'erosione costiera, innalzando il fondo anche di diversi metri. E’ proprio all’interno della "matte" che viene immagazzinato circa il 50% del carbonio sepolto nei sedimenti marini di tutto il mondo. La loro capacità di rimuovere anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera fa sì che siano considerati come ottimi depositi di carbonio, e quindi rappresentano una valida strategia per il contrasto dei cambiamenti climatici.
Essendo una pianta caducifoglia, le piante perde le foglie vecchie che, staccandosi, vengono trasportate dal mare fin sulla spiaggia dove formano cumuli, a volte di notevoli dimensioni, chiamati banquettes.
La posidonia così accumulata protegge il litorale: la rimozione di questi cascami, percepiti spesso con fastidio da turisti e fruitori, può causare la perdita parziale o addirittura totale delle spiagge, sia attraverso la regressione della battigia, alla quale verrebbe a mancare una sorta di protezione dalle forti mareggiate invernali, sia tramite la rimozione diretta di sedimento, in quanto le banquettes sono costituite per un 50% da sabbia. I cumuli di posidonia spiaggiata rappresentano quindi una risorsa strategica e per questo non andrebbero eliminati o danneggiati.